I laboratori di pace di Oreste Castagna: «Raccontare storie vuol dire eliminare un po’ la guerra».
di Danila Paradiso
Racconta storie e ritaglia, dando forma e voce a rondini, farfalle, civette, nuvolotti. Lo fa in tv, su Rai Yoyo da oltre 40 anni. Il pomeriggio del 22 maggio scorso lo ha fatto a Foggia, sul prato della Masseria De Vargas che ospita iFun, l’associazione di genitori di figli con autismo e disturbi psicosensoriali. Oreste Castagna – attore, regista e formatore teatrale – ha coinvolto bambini e genitori con un grande laboratorio sulla pace e, come per magia, tutto è diventato azzurro. «Azzurro come i sogni dei bambini, come il mare, come le nuvole, come l’acqua. Come i pensieri di pace», per dirla con le parole di Oreste che, tra una storia e l’altra, non si è sottratto alle nostre domande.
C’è un luogo dove scoppia la festa – come Masseria De Vargas a Foggia – e intanto ci sono diversi luoghi dove scoppiano guerre. Come si fa a costruire la pace?
La pace la si costruisce tutti insieme. Da molto tempo noi raccontiamo la pace, ci hanno sempre presi un po’ in giro… adesso è la necessità assoluta di vita. Si parla di guerra nucleare, vi rendete conto?
La pace si costruisce creando un territorio nell’infanzia. I bambini, come dice il nostro grande Papa, saranno il futuro. Il futuro per l’ambiente, per il sociale, per il lavoro e per la pace.
Ma i bambini non sono molto amati dai grandi poteri, l’investimento sull’infanzia dovrebbe essere molto molto maggiore. Noi ce la mettiamo tutta, ma è abbastanza dura.
Raccontare le storie vuol dire eliminare un po’ la guerra, vuol dire creare i territori, vuol dire spiegare, vuol dire stare insieme agli altri. Non è facile, non si fanno miracoli. Noi cerchiamo di mettere insieme i tasselli e così, pian piano, proviamo a costruire la pace.
Durante i tuoi laboratori costruisci anche degli oggetti di pace? Quanto è importante il “fare” per i bambini?
Se parli ai bambini di pace e non costruisci un simbolo, una rondine, una farfalla che la rappresenti non hai fatto niente. Con Benedetta, mia moglie, (anche lei presente a Foggia, ndr) stiamo facendo un lungo giro per costruire questo.
La neuroscienza afferma che i bambini si evolvono attraverso il fare. Questo è il territorio, perché costruendo condividi con gli altri gli oggetti e racconti. Così sei assolutamente in un territorio di incontro. Questa modalità, unita al raccontare le storie al mondo dell’infanzia, crea una specie di copertura, una protezione rispetto alle notizie, un po’ così così, che ci invadono tantissimo.
La famiglia è il nucleo centrale di tutto. Tu sei entrato a far parte della famiglia di iFun, l’associazione di genitori di figli con autismo e disturbi psicosensoriali. Non ci hai pensato due volte, hai subito accettato l’invito, perché?
Sono stato affascinato dal progetto, che mi riguarda personalmente. Ritengo opportuno che spendersi sia determinante, mettere un po’ a disposizione la mia immagine, quello che la Rai mi ha regalato. La Rai, soprattutto Rai Yoyo, sta facendo un grandissimo lavoro sull’infanzia. Perciò essere qui è un po’ un obbligo, stare insieme ai bambini e dire delle cose importanti che possano rimanere nel cuore.
Ogni giorno dai una carezza a tutti i bambini, soprattutto a quelli che ne hanno maggior bisogno. Cosa ti spinge a farlo?
Da piccolo sono stato un bambino un po’ “maltrattato”, mi ha salvato un professore delle scuole medie, il professor Salvioni, che mi raccontava le storie. Sono stato salvato dalle storie. Perciò raccontare le storie ai bambini, vuol dire per i papà e le mamme diventare eroi ed eroine.
Raccontare storie vuol dire essere vicini al mondo dell’infanzia, che comprende attraverso le storie.
Questo è un po’ la carezza, che è una parola importante.
Le storie hanno il potere di abbattere le barriere, di superare le “diversità”?
Sono un po’ arrabbiato con le terminologie. Non ci sono bambini da considerare diversi. La diversità non esiste, è una concezione nostra, culturale, dei grandi.
Sono bambini, sentono in modo diverso, apprendono in modo diverso, con emozioni che magari consideriamo diverse.
A breve andremo in Ucraina (Oreste e Benedetta sono stati in Ucraina a fine maggio, ndr) a trovare bambini maltrattati dalla guerra e troveremo bambini che noi consideriamo diversi, ma in realtà son bambini.
L’impegno dell’adulto a favore dell’infanzia deve essere totale. Bisogna allineare tutte le emozioni in uno stesso percorso, che è il percorso del racconto delle storie. Perché unifica, perché fa comprendere e poi perché aggrega papà, mamme e bambini.
Photo Maurizio Alloggio – iFun.